Si è svolta ieri mattina quella che doveva essere l’ultima riunione della Commissione presieduta dal pubblico ministero Francesco Greco, per modificare il decreto 231, uno dei provvedimenti più utilizzati dalla pubblica accusa, soprattutto nelle inchieste sulla criminalità economica e finanziaria, e temuti dalle imprese. Di fatto, però, si è deciso di chiedere una proroga rispetto alla scadenza del 31 ottobre, vista la rilevanza delle questioni da affrontare e l’opportunità di trovare una soluzione condivisa anche con i rappresentanti delle associazioni nella commissione. Le linee di intervento prevedono: per quanto riguarda l’operatività del decreto 231, l’introduzione di nuove tipologie di illecito (i reati colposi, quando le condotte illecite hanno avvantaggiato l’ente, i più gravi tra i reati tributari, usura, riciclaggio, infedeltà patrimoniali e abusivismo bancario); per quanto riguarda la violazione della sicurezza sul lavoro, la riduzione delle sanzioni pecuniarie tra un minimo di 300 e un massimo di 1000 quote e la limitazione delle sanzioni interdittive ai casi più gravi; per quanto riguarda i modelli organizzativi, la previsione di modelli semplificati per le piccole e medie imprese, nonché l’introduzione di una forma agevolata di esclusione dalla responsabilità dell’ente per i reati commessi da semplici dipendenti e non dai vertici.
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