Pmi, una spinta alle fusioni

Pubblicato il 18 dicembre 2006

Per aumentare la competitività e incentivare la crescita dimensionale delle imprese il Governo rilancia gli incentivi all’aggregazione delle strutture produttive, tramite per esempio il ricorso alla leva fiscale. Già durante la passata legislatura alcuni incentivi erano stati messi in atto, ma senza raggiungere i risultati sperati. Sia lo strumento del credito d’imposta pari al 50% delle spese per studi e consulenze sostenuti nelle operazioni di concentrazione tra imprese, sia il credito del 10% della differenza tra la somma del valore della produzione netta Irap delle imprese che si concentrano e il maggiore valore della produzione netta Irap di ciascuna impresa, non hanno prodotto i benefici dovuti. Ad oggi infatti, la seconda norma è ancora in attesa del via libera della Commissione europea ai fini della sua compatibilità con il regime comunitario degli aiuti di Stato. Così, di fatto, le imprese che decidono di crescere in dimensione possono contare solo sul bonus consulenze. Con 2007, il Governo ha tentato di mettere in atto un nuovo strumento di cura, che si basa però su principi attivi completamente differenti da quelli precedenti: viene abbandonato il credito d’imposta per lasciare spazio a un alleggerimento fiscale dei valori di avviamento e del disavanzo da concambio per le imprese che nascono da operazioni di aggregazione aziendale realizzate attraverso fusioni e scissioni. Il tutto nei limiti di 5 milioni di euro. L’obiettivo non è più quello di mettere a disposizione un bonus secco e finalizzato alla sola operazione di aggregazione, ma un incentivo condiviso dalle imprese in grado di aiutare le Pmi a crescere consentendogli di liberare maggiori risorse da destinare a nuovi investimenti.

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