Più tempo per l’accertamento

Pubblicato il 24 ottobre 2006

Esiste una regola, nella manovra bis (decreto legge 223/06), che dispone il prolungamento (meglio dire il raddoppio), a vantaggio del Fisco, del periodo dedicato ai controlli sui contribuenti. E’ l’articolo 37, commi 24 e 25: “in caso di violazione che comporta obbligo di denuncia penale ai sensi del Dlgs 74/00 i termini di decadenza sono raddoppiati relativamente al periodo d’imposta in cui è stata commessa la violazione”. Il fine è garantire l’utilizzabilità degli elementi emersi durante le indagini penali, quando queste si prolunghino oltre i termini fissati da legge fiscale.

Ai sensi del successivo comma 26, il raddoppio dei tempi di verifica fiscale ai fini Iva e imposte dirette s’applica a decorrere dal periodo d’imposta per il quale alla data del 4 luglio 2006, di entrata in vigore del Dl 223, erano pendenti i termini per l’accertamento. Perciò, a tale data, per i contribuenti che, a suo tempo, omisero la dichiarazione annuale, erano pendenti le annualità dal avanti ai fini delle imposte dirette e dal avanti ai fini Iva. Se, viceversa, l’Unico fu presentato, sono da considerare pendenti entro il 31 dicembre 2006, ai fini sia Iva che delle imposte dirette, le annualità dal avanti. La pendenza concerne, tanto nel caso della presentazione di Unico quanto in quello della omessa sua presentazione, i soggetti per i quali ha operato il prolungamento di due anni del termine originario, nell'ipotesi di mancata presentazione di talune delle istanze di sanatoria ai sensi degli articoli 7, 8, 9 della legge 289/02.

L’interpretazione “lata” delle norme sul raddoppio dei termini di decadenza incontra, tuttavia, il secco diniego della Consulta, che nella sentenza 280 del 2005 affermò che l’articolo 24 della nostra Carta fondamentale non consente a nessuno che si lasci “il contribuente assoggettato all’azione esecutiva del Fisco per un tempo indeterminato e comunque, se corrispondente a quello ordinario di prescrizione, certamente eccessivo e irragionevole”. Il monito ha il senso di guidare l’Amministrazione delle finanze all’interpretazione della norma in senso conforme a Costituzione.

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