Più tempo alle verifiche per il reddito all’estero

Pubblicato il 12 giugno 2009 La circostanza che sia richiesto un maggior tempo per accertare i redditi di fonte estera rispetto a quelli di provenienza nazionale è conforme al diritto comunitario. Cioè, si conferisce legalità all’ipotesi di differenziare i termini di recupero delle informazioni in funzione della localizzazione dei redditi, con l'obiettivo di incrementare i proventi dell’accertamento mediante un prolungamento temporale dell’azione stessa di controllo. Questo perché lo Stato membro beneficiario del gettito può essere del tutto ignaro delle azioni di occultamento dei beni da cui derivano i redditi. Partendo da tale presupposto, la Corte di Giustizia europea (sentenza di ieri resa nei procedimenti riuniti C-155/08 e 157/08, entrambi promossi dalla corte di Cassazione dei Paesi Bassi) ha ritenuto che l’interesse a perservare l’integrità delle entrate tributarie nazionali e la necessità di contrastare le frodi fiscali prevalgono sia sulla libertà di prestazione dei servizi che sulla libera circolazione dei capitali.
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