La Corte di Cassazione, con sentenza n. 10051 del 16 aprile 2008, ha accresciuto l’importanza del test del Dna nei procedimenti per il riconoscimento della paternità.
Il giudice, infatti, è tenuto a valutare come elemento favorevole a chi chiede il riconoscimento, il rifiuto alla sottoposizione dell’esame ematico sia del presunto padre sia quello dei suoi altri figli.
Ciò assume maggior rilievo nel caso in cui alla proposizione della domanda il presunto padre sia già defunto. Il rifiuto al test assurge, dunque, a valido elemento di prova della paternità.
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