Finalmente, dopo quindici mesi dalla Finanziaria 2005, con cui il Governo ha deciso di potenziare il ricorso agli accertamenti bancari, dal prossimo 28 febbraio – salvo proroghe dell’ultima ora – l’Amministrazione finanziaria potrà ricorrere allo strumento delle indagini bancarie via e-mail per contrastare la lotta all’evasione. Da mercoledì 1° aprile, quindi, gli intermediari finanziari (banche, Poste Spa) dovranno aver comunicato all’agenzia delle Entrate una casella di posta elettronica certificata (Pec) con cui dialogare con l’Amministrazione, direttamente, su delega o cumulativamente. Questi operatori avranno tempo 30 giorni per trasmettere le informazioni richieste e, dalla data indicata, gli adempimenti di comunicazione connessi alle indagini bancarie potranno realizzarsi solo in via informatica. Grazie alla nuova modalità di comunicazione, il Fisco riceverà le informazioni richieste canalizzate nel sistema secondo uno specifico standard informatico, che dovrebbe consentire di esaminare le risposte con maggiore rapidità ed elaborare i dati con metodologie completamente automatizzate. Per ciò che concerne i contribuenti, questi ultimi dovranno fare i conti non solo con l’invio telematico delle informazioni riguardanti la loro situazione bancaria, ma di fatto dovranno accettare che queste indagini riguardino anche i prelevamenti effettuati dai professionisti. Il Fisco ha la possibilità di conteggiare nel “reddito evaso” sia i prelevamenti di conto corrente non registrati in contabilità sia gli importi riscossi a qualunque titolo direttamente allo sportello.
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