Sulla questione dell’Irap dei professionisti risolta nei giorni scorsi dalla Cassazione è tornato ieri il presidente della Commissione tributaria regionale del Lazio, Claudio Varrone, in occasione dell’inagurazione dell’anno giudiziario questa circostanza è stato ribadito che il professionista non è tenuto a versare l’Irap se l’attività svolta si concretizza in un’opera dell’ingegno. Analogamente, è stata poi ribadita l’importanza della figura del giudice tributario. Riguardo al primo punto, il giudice ha rilevato che nell’esercizio di un’attività deve essere considerato esclusivamente l’impegno profuso dal professionista per conseguire il risultato. Poco importa che abbia fatto ricorso all’ausilio di collaboratori esterni o di beni strumentali ingenti. Al contrario l’imposta è dovuta quando l’opera dell’ingegno non si può ricondurre ad un solo soggetto, ma a una pluralità, con le medesime caratteristiche professionali. Pertanto, non dovrebbe versare l’imposta il professionista che si avvale di uno o più collaboratori, mentre sarebbe tenuto al versamento chi ricorre a consulenze di terzi come gli studi associati.
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