Con la circolare n. 2 di ieri, il Fisco progetta un’attività di contrasto all’evasione più mirata, dettando le linee operative agli uffici, in vista della convenzione triennale con il ministero dell’Economia. In particolare, l’agenzia delle Entrate mette sotto osservazione il mondo dei servi e delle piccole e grandi imprese, che vantano indicatori che possono mettere in luce rischi di evasione. Si fa riferimento, soprattutto, a quei settori nei quali, secondo l’Istat si collocherebbero rispettivamente l’80,4 e il 17,2% dell’evasione, stimata tra 230 e 246 miliardi di euro. Nel documento è contenuto un esplicito invito a fare un ricorso massiccio alle indagini finanziarie, ormai telematizzate. Nella lotta alle frodi Iva, le entrate puntano a concentrare l’attività di intelligence sulle richieste di nuove partite, quando ci sono alti indici di pericolosità, utilizzando banche dati internazionali e applicazioni informatiche evolute. Un attenzione particolare, viene prestata per tutti quei soggetti (circa diecimila) con un volume d’affari, ricavi o compensi superiori a 25.822.845 euro, per i quali i controlli sono sicuramente intensificati. Per i contribuenti di medie dimensioni, particolare attenzione viene posta alle dichiarazioni con un ammontare di fatturato non coerente con gli acquisti e la manodopera impiegata. Per i contribuenti sottoposti agli studi di settore saranno considerate le “incoerenze, in particolare con riferimento agli indicatori di rotazione del magazzino e di durata delle scorte”. Ma anche per quelli congrui potrebbe scattare l’allarme nel caso in cui emerga un addomesticamento dei dati pur di mettersi in linea con Gerico, ma comunque in contraddizione con il trend dell’ammontare dei ricavi e dei compensi dichiarati.
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