La legge di Bilancio 2019, riscritta da un maxiemendamento, arriva al voto in Aula del Senato - senza che la Commissione abbia votato e senza mandato al relatore - blindata dalla fiducia e con pesanti clausole di salvaguardia.
Dalla relazione tecnica si apprendono gli ultimi ritocchi, con la sorpresa dell'abrogazione, con effetti immediati, dello sconto del 50% dell’Ires per gli enti dotati di personalità giuridica che operano in settori di interesse generale (terzo settore) - quali enti di assistenza e beneficenza, enti ospedalieri, istituti di studio e istruzione senza fini di lucro, accademie, corpi scientifici, fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, gli istituti autonomi per le case popolari e loro consorzi e gli enti con le stesse finalità sociali - e dell'assenza della misura “saldo e stralcio”.
In forse anche i rimborsi diretti ai risparmiatori truffati.
Incamerato, invece, il prelievo del 3% sul fatturato derivante dai servizi digitali, assunti al lordo dei costi e al netto dell'Iva: la web tax. Interessate le grandi multinazionali, ossia quelle con fatturato globale non inferiore a 750 milioni di euro, di cui non meno di 5,5 milioni prodotti in Italia attraverso il web, dunque le aziende che mettono a disposizione piattaforme digitali per la cessione di beni e servizi.
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