Le Casse di previdenza delle categorie professionali dei commercialisti, dei giornalisti e dei notai risultano – da un’analisi sui conti dal 2007 al 2009 – le più onerose. I costi considerati riguardano le spese di struttura - vale a dire la gestione dei conti, l’indennità di maternità, il personale, gli organi statutari, di consulenza ed amministrativi – poste in relazione al totale degli iscritti e dei pensionati. Ne emerge questo dato sui costi pro-capite, da cui affiora pure il divario tra i primi due in graduatoria: la Cassa del notariato segna 8.137 euro; l’Inpgi 1.609 euro; la Cassa dei commercialisti 759 euro. I virtuosi, corrispondenti ai nomi in fondo alla lista, sono gli enti pensione dei farmacisti (160 euro), dei geometri (230 euro), dei medici (246 euro).
Anche dalla Cassa forense proviene la crescita delle spese di gestione: passa dagli 81milioni del 2008 ai 93milioni del 2009.
Intanto, nella previdenza delle professioni gioca un ruolo sempre maggiore l’attività sociale, il welfare. Sono le prestazioni che offrono assicurazione sanitaria, concessione di mutui e di prestiti a tasso agevolato, aiuti extra (ad esempio per eventi straordinari quali i terremoti), borse di studio, assegni di profitto. Il vantaggio è chiaro: gli enti, per la massa di iscritti, possono ottenere condizioni agevolate rispetto a quelle che otterrebbe il singolo professionista rivolgendosi ad un istituto bancario.
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