L’arma del bonus sui consumi

Pubblicato il 19 febbraio 2007

Il “contrasto di interessi” viene comunemente considerato come un fattore determinante per condurre con efficacia la lotta all’evasione fiscale, in quanto vanta una serie di pregi: è semplice; è ispirato a una “logica di mercato”; potrebbe fornire al compratore un’arma per rafforzare il suo potere di mercato nei confronti del venditore consentendo qualche redistribuzione dei “vantaggi” dell’evasione. La logica che sottende a questo strumento è che esso consente ai contribuenti di ottenere una detrazione o una deduzione fiscale per gli acquisti “documentati” di beni e servizi. Da qui l’opinione diffusa secondo cui tale meccanismo, se applicato correttamente, potrebbe consentire di ridurre il tasso di evasione nel settore del commercio, dell’artigianato e del lavoro autonomo. Il meccanismo in questione funziona basandosi proprio su una contrapposizione: promettere al contribuente-consumatore un risparmio di imposte paragonabile allo sconto sul prezzo che gli potrebbe offrire il venditore, contro l’impegno a non fare emergere l’operazione. Nonostante la bontà dello strumento, esso molte volte viene disatteso dagli stessi consumatori-contribuenti con scarsi vantaggi in termini di lotta all’evasione. In alcuni casi, infatti, il suo uso generalizzato potrebbe indurre alcuni soggetti a chiedere riduzioni a fronte di spese mai sostenute. Per tali ragioni, negli articoli che il Quotidiano di oggi riporta sull’argomento,  si affrontano anche le principali criticità di questo meccanismo e si evidenziano anche altri aspetti da approfondire: uno di questi riguarda i controlli delle dichiarazioni dei privati. 

Sempre in tema di lotta all’evasione, negli articoli riportati, da segnalare le nuove voci introdotte dalla Manovra fiscale 2007 per stanare il sommerso e l’altrettanto interessante confronto con le regole fiscali applicate negli altri principali Paesi del mondo (Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti).

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