, sentenza n. 10345 del 7 maggio scorso, rafforza le presunzioni semplici affermando che una semplice presunzione del Fisco ha valore di verità, fino a prova contraria. Perciò il notaio che non segna tutto, può ritrovarsi conteggiato nel reddito un recupero crediti per conto terzi. Secondo i Supremi giudici, dunque, se è vero che in sede di accertamento ai fini delle imposte sui redditi spetta al Fisco dimostrare l’esistenza di fatti costitutivi della maggiore pretesa tributaria, è altrettanto vero che il contribuente che vuole constatare la capacità dimostrativa di quei fatti, oppure sostenere l’esistenza di circostanze modificative degli stessi, deve a sua volta dimostrare gli elementi sui quali le sue eccezioni si fondano. In altri termini - si legge nel testo della sentenza – "in sede di accertamenti in rettifica ai fini Irpef gli Uffici competenti sono autorizzati, ai sensi degli articoli 37 e seguenti del Dpr 600/1973, ad avvalersi della “prova per presunzione” (....) con conseguente onere della prova a carico del contribuente".
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