La banca paga i danni all'impresa se questa entra in crisi per negazione del frazionamento del mutuo
Pubblicato il 15 ottobre 2013
La Corte di cassazione, con sentenza
23232 del 14 ottobre 2013, ha condannato una banca a pagare 152 mila euro, oltre alle spese legali, per aver negato il frazionamento del mutuo ad una impresa edile, che per tale ragione era entrata crisi.
La morosità, la mancanza del carattere obbligatorio del frazionamento e la volontà di mantenere un'unica ipoteca sono le motivazioni addotte dalla banca per giustificare tale azione nei confronti del proprio cliente: la Corte ha precisato che nessuna di queste poteva legittimare il rifiuto.
Viene richiamato l'art. 2 della Costituzione, ricordato il dovere di solidarietà che la banca dovrebbe avere nei confronti dell'impresa e sottolineato come l'istituto, con tale azione, sia venuto meno al principio di correttezza e buona fede.