E’ da tempo che si auspica un aumento delle aliquote Iva per trovare le risorse per rilanciare la competitività delle imprese esportatrici. Nel 2005 l’aumento veniva messo in relazione allo sgravio Irap, mentre ora in relazione al taglio del cuneo fiscale. Dal confronto con gli altri Paesi europei emerge con chiarezza che l’aliquota base italiana (20%) è più alta e si situa a un livello più alto di quello dei principali Stati. Nonostante ciò, appare a tutti evidente come l’Iva italiana abbia un significativo minore rendimento rispetto a tutti, espresso dall’incidenza dell’Iva netta sul Pil. Ciò dipende innanzi tutto dal fatto che anche se l’Iva lorda è molto cresciuta negli ultimi anni, in effetti l’Iva netta (depurata dagli importi che i contribuenti hanno chiesto a rimborso o rinviato come credito all’anno successivo) è cresciuta molto meno. Il pericolo di un inasprimento della tassazione sui consumi, con effetti depressivi sulle fasce deboli della popolazione, non può essere di certo trascurato. Da qui l’esigenza di riformare il sistema Iva nel senso, però, di farlo funzionare meglio. Questo l’autorevole parere di Roberto Convenevole, Responsabile ufficio Studi dell’Agenzia delle Entrate.
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