Rimbalza, tra professionisti e associazioni di categoria, l'annuncio del viceministro all’Economia, Luigi Casero, dell'ipotesi accorpamento Ires-Irap - progetto a cui sta lavorando il Governo - dal prossimo anno.
Casero aveva spiegato che “con la cancellazione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap, ormai pienamente operativa dall’anno d’imposta 2015, l’imposta regionale sulle attività produttive rappresenta a tutti gli effetti un’addizionale all’Imposta sul reddito delle società. Oggi nell’imponibile Irap è rimasta una quota residuale del costo del lavoro per il soli lavoratori a tempo determinato e gli interessi passivi”, dunque tutto è pronto per introdurre una sola tassa sulle imprese.
Il presidente Cndcec, Massimo Miani, commenta: “È sicuramente una buona notizia. Da tempo i commercialisti chiedono una drastica semplificazione degli adempimenti fiscali, e l’abolizione dell’Irap e del cosiddetto “terzo binario” generato dalla stessa va nella direzione giusta da noi lungamente auspicata. Le particolari regole di determinazione dell’imposta regionale, non sempre coincidenti con quelle previste per il calcolo delle imposte sui redditi, hanno sempre comportato notevoli difficoltà di gestione e incertezze interpretative ancora oggi non del tutto risolte. Tutto ciò verrebbe spazzato via in un colpo solo se, come preannunciato, si pervenisse all’assorbimento dell’Irap in un’imposta unica sulle imprese...l’assorbimento dell’Irap nelle imposte sui redditi avrebbe anche l’indubbio vantaggio di risolvere alla radice l’annosa questione della corretta delimitazione del requisito dell’autonoma organizzazione, eliminando una delle principali fonti d’innesco del contenzioso tributario degli ultimi anni”.
Sergio Giorgini, segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, afferma: “l’accorpamento dell’Ires e dell’Irap in un’imposta unica è un obiettivo condivisibile ed auspicabile, sia sotto il profilo della certezza del diritto sia come strumento di riferimento fiscale per gli investimenti degli operatori economici nazionali e internazionali”, ma il segretario avvisa che è “assolutamente indispensabile, che il legislatore definisca tale criterio con parametri verificabili e apprezzabili dal professionista al fine di evitare contenziosi che ne pregiudichino l’esistenza stessa dell’attività professionale”.
Secondo Rete imprese Italia “quasi tre milioni di soggetti sarebbero esclusi dal versamento dell’imposta e sollevati da gravosi impedimenti burocratici. Un’ipotesi estremamente suggestiva che andrà, però, valutata nel merito anche alla luce delle eventuali contropartite”.
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