Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ha presentato ieri al Governo un documento sulla politica fiscale ed economia dell’Esecutivo, accompagnato da un dossier tecnico di oltre 30 cartelle, in cui sono espressi i propri dubbi sulla manovra Finanziaria. Nelle prime battute del testo si legge che la categoria dei commercialisti si “trova fortemente critica tanto sul metodo utilizzato (...), che sui contenuti che appaiono severi se non punitivi delle attività libero-professionali e in generale eccessivamente sbilanciati sul versante dell’inasprimento del prelievo”. Secondo i commercialisti l’obiettivo di combattere il male dell’evasione viene perseguito con provvedimenti di discutibile validità. Sotto accusa sono infatti tutti quegli istituti reintrodotti dal passato, ma che hanno il difetto di essere inefficienti se non accompagnati da adeguate garanzie di tutela della privacy.
La conclusione del Congresso unitario di ragionieri e dottori commercialisti ha portato a fare delle riflessioni sul ruolo della categoria dei professionisti e su ciò che ancora resta da fare in tema di politica fiscale, vero motore dello sviluppo e della crescita del nostro Paese. Tra gli auspici vi è quello che vede sempre più coinvolti i professionisti, soprattutto nell’intento di migliorare il rapporto tra il Fisco e i contribuenti grazie alla certificazione tributaria, insieme alla necessità di ripensare per quest’ultimi l’applicabilità degli studi di settore.
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