Holding, confini fragili
Pubblicato il 12 maggio 2009
Si riprende in esame il contenuto della circolare 19/E/2209, nella parte in cui si afferma che è ammessa la deducibilità degli interessi passivi da parte delle holding che svolgono congiuntamente attività di assunzione di partecipazioni e attività finanziarie nei confronti delle partecipate. In particolare, la deducibilità è riconosciuta per le “holding industriali”, nei limiti del 30% del Rol, è per le altre, nella percentuale forfettaria del 97%. E’ da osservare, però, come la suddetta circolare lasci dei margini di incertezza applicativa nella distinzione delle “holding industriali”. Rientrano in quest’ultima definizione, tutte le società che esercitano in via esclusiva o prevalente l’attività di assunzione di partecipazioni in società esercenti attività diversa da quella creditizia o finanziaria. Secondo l’agenzia delle Entrate, l’esercizio prevalente risulta verificato quando il valore contabile delle partecipazioni in società industriali risultante dal bilancio di esercizio ecceda il 50% del totale dell’attivo patrimoniale. Il criterio non è, però, chiaro e potrebbe portare a risultati non razionali, dato che esso può essere facilmente variabile perché collegato a voci di bilancio che possono modificarsi per cause non legate al cambio di attività. A questo punto potrebbe sembrare utile individuare un criterio che presenti i requisiti di coerenza e stabilità per giungere ad una corretta definizione di “holding industriale”. Questa locuzione è stata interpretata anche da Banca d’Italia, che ha consentito di superare alcune incoerenze nel riconoscere di far coincidere i soggetti che applicano la regola del Rol con quelli che redigono il bilancio previsto dal Codice civile e quelli che invece applicano la deduzione forfettaria con i soggetti che redigono il bilancio secondo il provvedimento 31 luglio 1992 di BankItalia.