Nel caso di fusione per incorporazione di una società di capitali in un ente non commerciale si applica il doppio binario impositivo:
- i beni dell’incorporata confluiti nell’attività d’impresa della fondazione beneficiano del regime di neutralità fiscale disciplinato dall’articolo 172 del Tuir;
- i beni dell’attività non imputati nell’attività commerciale dell’ente si considerano realizzati al valore normale, generando plusvalenze imponibili in analogia alle operazioni di trasformazione eterogenea.
Le precisazioni sono giunte dall’agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 102/E/2009, con cui è stata, inoltre, esclusa la retrodatazione degli effetti fiscali della fusione. L’Agenzia, con riferimento al caso in esame, specifica che i beni generano plusvalenze imponibili a causa della loro destinazione a finalità estranee all’esercizio dell’impresa in analogia con quanto previsto dal Tuir in materia di trasformazione eterogenea. Infatti, nella fusione prospettata, il soggetto incorporato si trasforma da società di capitali a ente non commerciale che, anche se soggetto Ires, determina il proprio reddito con modalità diverse da quelle dell’impresa. C’è un esplicito richiamo alla massima n. 52 del novembre 2004 del Consiglio notarile di Milano, che ritiene che ogni volta che ad una fusione partecipa un soggetto che ha una forma diversa da quella del soggetto risultante dall’operazione, si realizza una trasformazione anche parziale. Dunque, per effetto della fusione si realizza una trasformazione eterogenea di società commerciale in ente non commerciale con conseguente esclusione della possibilità di retrodatare gli effetti fiscali della fusione stessa.
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