Approvato ieri dal Consiglio dei Ministri il decreto legislativo sulla totalizzazione, che modifica le disposizione attuali in tema di requisiti necessari ai fini pensionistici. Il nuovo provvedimento, ampliando la totalizzazione introdotta dalla legge 388/2000, che preclude la "somma" gratuita dei segmenti contributivi nel caso in cui si sia raggiunto, nelle singole gestioni previdenziali, il requisito per il pensionamento, introduce ora la possibilità di sommare gratuitamente i periodi di contribuzione versati in gestioni diverse. In pratica, il fine del provvedimento è quello di colmare un'ingiustizia grave nei confronti di coloro che avevano pur raggiunto 20 anni di contributi, ma svolgendo attività diverse con conseguente iscrizione a più enti pensionistici, consentendogli di ottenere un'unica pensione. Il provvedimento interessa tutti coloro che hanno raggiunto i 55 anni di età e che perdono il posto di lavoro dipendente per trovare collocazione nei settori dei lavori a progetto; la totalizzazione consente loro di avere una giusta tutela previdenziale. I requisiti richiesti dal provvedimento per la somma dei periodi contributivi sono i seguenti: almeno 20 anni di contribuzione complessivi e 65 anni di età; oppure 40 anni di contribuzione complessiva a prescindere dall'età; i periodi contributivi da sommare devono avere durata di almeno sei anni. Il provvedimento, sicuramente non privo di costi per l'Inps e gli altri enti pubblici, è stato premiato per la sua trasparenza. Tuttavia, non mancano lamentele da parte di chi ha totalizzato numerose posizioni con contributi frazionati (possono essere ora valutati solo periodi superiori a sei anni), che risultavano già protette dall'articolo 71 della legge 388 del 2000, ora abrogato.
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