Dichiarazione comune delle imprese italiane. UE, serve ora un nuovo slancio

Pubblicato il 22 febbraio 2018

Abi, Ania, Assonime, Confindustria e Febaf hanno sottoscritto la “Dichiarazione comune delle imprese italiane sull’Europa e le Politiche Europee dell’Italia”, documento del 20 febbraio 2018 visionabile sul sito Assonime, in cui indicano in 11 punti: cosa rappresenta la Ue e i passi che dovrebbero essere fatti per partecipare alla fase due che si è aperta nell'Unione.

Le associazioni sono a favore dell'Unione europea, definita “strumento per proteggere efficacemente gli interessi dei suoi stati membri e dei suoi cittadini in un mondo globalizzato”, a cui chiedono di combattere il dumping sociale e promuovere standard comuni di protezione del lavoro nei paesi membri, inclusa una maggiore armonizzazione dei sistemi esistenti di salario minimo.

Si apre, spiegano le associazioni, una fase nuova in cui un nucleo di stati – organizzati intorno alla moneta comune – può compiere passi significativi verso una maggiore integrazione europea, per rafforzare la capacità di promuovere la prosperità dei propri cittadini e gli interessi dell'Unione nel mondo.

E le priorità sono: il completamento dell'unione bancaria pragmaticamente e senza che siano apportate modifiche al trattamento prudenziale dei titoli sovrani e la realizzazione dell'unione energetica, dell'unione del mercato dei capitali e del mercato unico digitale.

Verso una maggiore integrazione europea

Si legge, nel documento congiunto, che l' “Italia ha i titoli per partecipare a questa fase: è la terza economia dell'eurozona, è un paese fondatore della Comunità Europea, ha sempre contribuito con i suoi cittadini e le sue idee allo sviluppo della casa comune. Ciò però, richiede che si presenti al tavolo con politiche credibili di rafforzamento della produttività delle industrie, di riduzione del peso del suo debito pubblico, di rafforzamento della sostenibilità ambientale e sociale dell'economia.”.

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