Il 22 aprile 2025 il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili (Cndcec), il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro (Cno) e Confprofessioni sono intervenuti in audizione parlamentare sul Documento di Finanza Pubblica 2025, nel corso dei lavori delle Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera dei deputati. Nel loro intervento, hanno espresso osservazioni critiche e avanzato proposte concrete sulle misure previste dal DFP 2025, focalizzandosi su quattro ambiti chiave: pressione fiscale, incentivi alle imprese, politiche del lavoro e semplificazione normativa.
Durante l’audizione, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha posto con forza l’attenzione sull’aumento della pressione fiscale, passata dal 41,4% del 2023 al 42,6% nel 2024, considerata un ostacolo alla competitività e alla crescita economica. In particolare, è stata criticata la tassazione del secondo scaglione IRPEF (28.000–50.000 euro), soggetta all’aliquota del 35%, che incide pesantemente sul ceto medio, già penalizzato dall’inflazione.
I commercialisti hanno avanzato una serie di proposte concrete, a partire dalla destinazione dei proventi della lotta all’evasione fiscale (tax gap) alla riduzione delle imposte per imprese, professionisti e famiglie. Hanno inoltre rilanciato la necessità di creare un Codice degli incentivi fiscali per rendere più semplice e strutturale il sistema di agevolazioni, e proposto di reindirizzare le risorse inutilizzate del piano Transizione 5.0 verso interventi per l’efficientamento energetico degli edifici, a sostegno del settore edilizio. Inoltre, è stata espressa preoccupazione per l’eccessiva complessità del sistema di deduzioni e detrazioni, che rischia di compromettere la chiarezza e l’efficacia della riforma fiscale.
Analogamente, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro (CNO) ha evidenziato la necessità di un profondo rinnovamento del sistema retributivo, ritenuto ancora troppo ancorato al parametro della retribuzione oraria, senza considerare adeguatamente la produttività individuale. Tale rigidità, secondo i consulenti, rappresenta un freno alla valorizzazione del merito e disincentiva l’impegno dei lavoratori più performanti.
Per affrontare le criticità del mercato del lavoro, il CNO ha avanzato un pacchetto di proposte mirate, articolato su quattro assi principali. In primo luogo, ha sottolineato la necessità di riformare la contrattazione collettiva, introducendo strumenti che consentano di premiare la produttività e il valore aggiunto generato dal singolo lavoratore, superando l’attuale rigidità del sistema retributivo basato unicamente sull’orario.
Una seconda proposta riguarda il tema degli incentivi alle assunzioni: i consulenti del lavoro chiedono al Governo di privilegiare la leva contributiva rispetto a quella fiscale, in quanto le agevolazioni contributive garantiscono un risparmio immediato e tangibile sul costo del lavoro per il datore di lavoro, risultando più efficaci nel favorire nuove assunzioni. Le agevolazioni fiscali, al contrario, sono spesso difficili da quantificare e percepire, e quindi meno incisive nelle decisioni occupazionali.
Il CNO ha inoltre ribadito l’importanza di investire con decisione nella formazione continua, considerata una leva strategica per rafforzare l’occupabilità, aggiornare le competenze e aumentare la competitività complessiva del sistema produttivo.
Infine, è stato rilanciato l’appello a superare le disparità di trattamento fiscale tra lavoratori autonomi e subordinati, promuovendo un sistema più equo e coerente con le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, in cui le figure professionali e contrattuali sono sempre più eterogenee.
Nel suo intervento durante l’audizione, Paola Fiorillo – in rappresentanza di Confprofessioni – ha evidenziato come il comparto delle libere professioni in Italia soffra ancora di un marcato nanismo strutturale, caratterizzato da un’elevata frammentazione e dalla prevalenza di studi mononucleari. Questa condizione rappresenta un ostacolo all’innovazione tecnologica, alla competitività e alla capacità di investimento degli studi professionali italiani, soprattutto se confrontati con quelli degli altri Paesi europei, dove la tendenza all’aggregazione ha già prodotto realtà più strutturate ed efficienti.
Per affrontare questa criticità, Confprofessioni ha avanzato proposte precise:
Secondo Confprofessioni, solo sostenendo queste dinamiche di crescita, collaborazione e innovazione sarà possibile rafforzare il ruolo dei professionisti nel sistema economico e garantire loro una maggiore competitività sul mercato.
Le audizioni hanno messo in luce un’esigenza condivisa da tutte le categorie: semplificare il sistema fiscale, rendere le agevolazioni più efficaci e immediate, e promuovere equità e crescita. Il DFP 2025, per rispondere a queste sollecitazioni, dovrà probabilmente:
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