Decreto debiti Pa, primi 10 miliardi. Si pensa già ai ritocchi

Pubblicato il 11 aprile 2013 Il ministro Vittorio Grilli ha firmato il decreto ministeriale che, in attuazione del Dl 35/2013, stanzia i fondi finalizzati alla concessione di anticipazioni a favore degli enti territoriali per garantire il pagamento dei debiti maturati al 31 dicembre 2012 (10 miliardi di euro), nonché quelli destinati al pagamento dei debiti dei Ministeri alla medesima data (500 milioni di euro per polizia e giustizia).

In merito al decreto debiti Pa già si pensa a possibili modifiche da operare con emendamenti - da presentare entro il 18 aprile 2013 - per semplificare le procedure ed intervenire sulle criticità sollevate dalle categorie. Si prospetta anche un rinvio della Tares.

In tal senso sono previste audizioni parlamentari di Regioni ed enti locali, Rgs e professionisti del Cup, imprese di Confindustria e Rete imprese Italia, Abi, Cdp.

Oltre alla semplificazione e velocizzazione delle modalità di accesso al sistema dei pagamenti, le pmi di Rete Imprese Italia chiedono “profonde modifiche”. I 40 miliardi dovrebbero essere messi a disposizione tutti nel 2013 e dovrebbero essere stabilite le modalità di copertura dei restanti 50 miliardi di debito della Pa per evitare il problema nel 2015. Inoltre, servirebbero nuovi meccanismi di compensazione tra debiti degli enti pubblici verso le imprese e debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo Stato.

Anche per Confindustria i 40 miliardi sono troppo diluiti nel tempo e non sono sufficienti. Il debito, secondo il presidente Squinzi, “è probabilmente almeno tre volte” tanto.

Intanto, il Governo dimissionario ha consegnato al Parlamento il “work in progress” su Def e Programma nazionale di riforma, sospesi fino all’insediamento del nuovo Governo. Secondo il presidente uscente Monti “il Def conferma che il risanamento è avvenuto e che le finanze pubbliche sono avviate su un sentiero sostenibile”. Ma i commenti della politica sono negativi ed evidenziano che il debito pubblico è salito al 130,4% e che dal documento emerge la necessità di una nuova manovra.
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