Dalla Stabilità stangata sulla previdenza. Casse private sul piede di guerra

Pubblicato il 18 ottobre 2014 Tra le misure del ddl Stabilità il passaggio dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie, dunque anche quelle maturate dalle Casse di previdenza dei professionisti. Per quelle dei fondi di previdenza complementare l'aliquota sarà del 20% anziché dell'11% attuale.

La manovra dimostra che sulla tassazione delle rendite finanziarie il Governo non fa differenza fra l'investimento privato ai fini del profitto e l'investimento a supporto della sostenibilità previdenziale.

In merito l'Adepp (l'associazione degli enti privatizzati), guidato da Andrea Camporese, promuove un incontro il 23 ottobre prossimo tra tutti i presidenti Adepp, per dare una risposta adeguata alla “gravissima miopia istituzionale” che si prospetta.

Dalla Cassa dei dottori commercialisti, il presidente Renzo Guffanti potrebbe arrivare a liquidare l'intero portafoglio titoli di Stato del valore di 800 milioni di euro.

Le ricadute si farebbero sentire anche sui contributi, che potrebbero aumentare per garantire la stabilità a 50 anni, e sul taglio alle future pensioni.

Inoltre, finirebbe il progetto delle Cassa di un fondo di investimento, in partnership con i fondi pensione di secondo pilastro e Cassa depositi e prestiti, già a buon punto, in cui sarebbero confluite risorse a disposizione del sistema paese per investimenti nell'economia reale.

È stabilito anche l'aumento della base imponibile dei dividendi, percepiti a partire dal 1° gennaio 2015 dagli enti non commerciali residenti (tra cui fondazioni bancarie e trust opachi): passa dal 5% (misura che aveva carattere transitorio) al 77,74% del loro ammontare. Il dividendo sarà tassato ai fini Ires al 27,5% del 77,74% dell'ammontare, non più al 5%, a partire dal prossimo anno d'imposta.
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