Costituiscono “tortura” i maltrattamenti subiti all'interno della scuola Diaz
Pubblicato il 08 aprile 2015
La Corte europea dei diritti dell'uomo, con sentenza del 7 aprile 2015 relativa alla causa
Cestaro contro Italia, si è pronunciata con riferimento al ricorso promosso da un uomo in considerazione dei trattamenti subiti, durante il G8 di Genova del luglio 2001, nella
scuola “Diaz”, dopo che una unità di polizia era entrata nello stabile al fine di procedere a perquisizione.
Secondo la Corte, in particolare, i maltrattamenti subiti dal ricorrente, un cittadino italiano, a seguito dell'irruzione della polizia nella scuola messa a disposizione dalle autorità municipali come alloggio notturno per i manifestanti, integrano una
“tortura” ai sensi dell'articolo
3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Per i giudici europei, inoltre, la mancanza di identificazione degli autori degli abusi sarebbe derivata, nel caso in esame, non solo dalla difficoltà oggettiva dei procuratori di procedere ad identificazioni certe, ma anche da default di cooperazione nelle forze di polizia.
Violato l'articolo 3 della Cedu sui trattamenti inumani e degradanti
E' stato, dunque, concluso per la sussistenza di una
violazione dell’articolo 3 della Cedu a causa dei
cattivi trattamenti subiti e di una
legislazione penale “inadeguata” rispetto all'esigenza di sanzionare degli atti di tortura e priva di disincentivi per prevenire efficacemente la reiterazione.
La Corte ha quindi condannato l'Italia a versare al ricorrente 45mila euro per il
danno morale subito, stimando, altresì, come “
necessario” che l'ordinamento giuridico italiano si munisca di
strumenti giuridici atti a sanzionare in maniera adeguata i responsabili di atti di tortura o di altri maltrattamenti ai sensi dell'articolo 3 della Convenzione e a impedire che costoro possano beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Corte.
Si rammenta, in proposito, che è attualmente all'esame della Camera un provvedimento introduttivo del delitto di tortura e di istigazione del pubblico ufficiale alla tortura, testo che, alla luce della citata sentenza, potrebbe subire una particolare accelerazione.