Concordato senza certezza sulle classi
Pubblicato il 06 giugno 2008
In base ai dati raccolti nei principali tribunali italiani, il nuovo concordato preventivo, previsto dal D.L. 35/2005 e dal recentissimo decreto correttivo, non ha avuto una grande applicazione rispetto alle aspettative del legislatore. Tra le ragioni dell'insuccesso si può annoverare l'esigenza che si inneschi un processo culturale di recepimento, da parte del mercato, del rinnovato istituto e delle grandi possibilità offerte dallo stesso. Un ruolo centrale, in tal senso, può essere svolto dagli istituti di credito; si segnala, in proposito, un'importante iniziativa dell'Università di Firenze, in collaborazione con Assonime, volta a diffondere e creare le linee guida per il finanziamento delle imprese in crisi. Tali iniziative dovranno certamente essere accompagnate da un quadro normativo ed una giurisprudenza che garantiscano l'uniformità nell'applicazione della norma.
Importanti, in tal senso, il Decreto legislativo n. 169/2007, che costituisce un passo in avanti ma non decisivo rispetto all'incertezza del dato normativo, e la recente decisione della Corte d'appello di Milano nel caso Giovenzana, che ha confermato il principio affermato dai giudici di primo grado sull'ammissibilità di un soddisfacimento parziale dei crediti tributari pur se assistiti da privilegio.