Comparazione gradita alla Ue
Pubblicato il 13 giugno 2008
Con sentenza n.
37/08, la Corte di Giustizia Ue ha confermato, in materia di pubblicità comparativa, la possibilità di utilizzo di segni simili a marchi di altri operatori quando tale uso non dia comunque adito al rischio di confusione per i consumatori. Nel caso in esame, la Corte è stata adita per una controversia relativa ad una pubblicità trasmessa da una compagnia telefonica in cui venivano comparati i prezzi della stessa con quelli di un'altra società e venivano, altresì, utilizzati dei segni simili al marchio di quest'ultima. A seguito della direttiva 84/450, modificata dalla 97/55 e recepita in Italia dal D. Lgs. n. 67 del 25/02/2000 e dal Codice del consumo, è in realtà consentito, in materia di pubblicità comparativa, il ricorso a beni e servizi di un concorrente anche attraverso l'impiego del segni distintivi di un'altra azienda, sempre che non si incorra nel rischio di confusione. Rischio che deve essere valutato in rapporto al contesto in cui il segno è stato utilizzato. Secondo l'organo di giustizia europeo, in particolare, la nozione di confusione applicabile al caso in esame è più limitata rispetto a quella più ampia prevista a tutela del marchio.