Cndcec: è ora di un cambio di rotta

Pubblicato il 09 giugno 2017

Si è tenuta a Roma, registrando oltre 1.200 partecipanti, l’Assemblea generale degli Ordini territoriali Cndcec.

I prossimi interventi di riduzione delle imposte a chi fino ad oggi è stato escluso dalla platea dei beneficiari dei vari bonus: “Quel ceto impiegatizio, professionale e imprenditoriale che compone il ceto medio italiano”, così dal palco il presidente Cndcec, Miani.

Sottolinea il presidente che si tratta di gente che vive del proprio lavoro subordinato o autonomo con redditi che superano i 28mila euro annui, soglia a partire dalla quale già scatta un'aliquota Irpef al 38% che è “espropriativa più che progressiva”.

E sul tema del malcontento della categoria chiarisce: “Nessun argomento contrario può essere opposto a colleghi che invitano a uno sciopero degli intermediari fiscali”.

Gli ultimi segnali arrivati ai professionisti, dalla stretta sulle compensazioni allo split payment sui professionisti e , da ultimo, la “presa in giro” della proroga di appena 12 giorni per l’invio dei dati delle liquidazioni Iva relative al primo trimestre 2017, rendono lo sciopero strumento necessario.

Casero su antiriciclaggio, spesometro e fatturazione elettronica

Nel suo intervento il viceministro all’Economia, Luigi Casero, ha toccato ambiti oggetto di aspre critiche da parte dei commercialisti.

Sull’antiriciclaggio, con la riforma ancora non pubblicata in Gazzetta, il viceministro stempera spiegando che: “Secondo gli esperti degli uffici legislativi gli obblighi antiriciclaggio non coinvolgono sindaci e revisori. È vero che esiste un’interpretazione che estende a loro questo compito ma è data dal fatto che non è prevista espressamente la loro esclusione. Va quindi specificato che non spetta a loro svolgere quegli adempimenti formali previsti dalle norme antiriciclaggio; resta ovviamente l’obbligo di fare le segnalazioni qualora vengano a conoscenza di fatti rilevanti”.

Quanto allo spesometro auspica un confronto serrato tra Entrate ed esperti dei commercialisti per prevenire i problemi e risolvere quelli che già si stanno manifestando.

Per la fatturazione elettronica, invece, è necessario introdurre degli strumenti che favoriscano la sua diffusione, come è stato fatto in altri campi, come industria 4.0, “Insomma occorre creare una sorta di Pa 4.0”.

Durf

L'intervento del presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, che si è battuto per far entrare nel Jobs act degli autonomi la possibilità di delegare funzioni pubbliche agli iscritti agli Ordini, è stato l'occasione per i vertici di spiegare alla platea la proposta del rilascio di un Durc fiscale, si potrebbe chiamare Durf, sulla regolarità del pagamento delle imposte, attraverso l’accesso all’anagrafe tributaria da parte degli attestatori.

Il documento potrebbe facilitare l’accesso al credito ed altro ancora.

Altre proposte sono avanzate dal Cndcec, che chiedono la gestione del Registro revisori, la possibilità di attestare gli adempimenti anticorruzione e di certificare i finanziamenti comunitari.

Equo compenso e alleggerimento dal carico degli adempimenti

Sulla reintroduzione dell’equo compenso si registra l'impegno anche del presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi.

Da un sondaggio della Fondazione nazionale commercialisti - su un campione di circa 3.500 iscritti all’Albo, con tipologia di studio che svolge prevalentemente adempimenti fiscali composta da un titolare e due addetti (dipendenti e/o collaboratori) - a fronte di 100 giorni circa in un anno spesi per gli adempimenti fiscali, i commercialisti italiani riescono in media a ricavare poco più di 12 mila euro: oltre il 70% dei guadagni va perso per la gestione degli adempimenti.

Nel rapporto Amministrazione-commercialisti: “Serve un deciso cambio di marcia da costruire d’ora in avanti su principi di reciproco, reale, rispetto”, chiosa Miani.

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