Alla tavola rotonda organizzata ieri dall’Ente previdenziale dei dottori commercialisti, c’è stato un acceso confronto sulla riforma delle professioni. Il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Tiziano Treu, citando un rapporto realizzato sul finire della passata legislatura, ha ricordato che senza riforme strutturali, entro i prossimi 40 anni, le Casse che non si adeguano alle nuove esigenze sono destinate al collasso. Nonostante gli interventi adottati da alcuni Enti privatizzati, ancora troppo poco è stato fatto da tutti gli altri, che sono piccoli e non hanno la forza di sostenere un equilibrio di medio e lungo periodo. Ecco perchè le strade da seguire sono quella dell’aggregazione per razionalizzare le risorse e quella dell’investimento sulla previdenza complementare, molto di più di quanto si è fatto fino ad oggi. In questo senso, anche il vicepresidente della Camera, Francesco Maria Amoruso, ha chiesto pubblicamente all’Adepp, l’associazione degli Enti di previdenza privatizzati, di creare quelle sinergie fra tutti gli Enti. A questa situazione sfugge dei dottori commercialisti, una delle poche a poter contare su un trend demografico molto positivo. Il presidente della Cnpadc, Antonio Pastore, si dice pronto a mettere in atto altri cambiamenti per consolidare il sistema, ma chiede al Governo che non si mettano gli Ordini in condizione di essere svuotati. Una riforma che riconoscesse figure professionali sovrapponibili agli iscritti agli Albi potrebbe infatti distorcere il flusso demografico e creare problemi al sistema pensionistico.
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