Con un emendamento di maggioranza al disegno di legge Brunetta, viene modificato l'assetto del consiglio di presidenza della Corte dei conti: così l'attuale composizione che prevede 13 magistrati contabili, più due esperti nominati da camera e due dal senato, viene ridotta a 11 componenti, con un taglio dei giudici eletti dalla categoria da 10 a 4 e l'ingresso del segretario generale della Corte e del capo di gabinetto. Viene rafforzato il ruolo del presidente che, quale organo di governo dell'istituto, potrà stabilire l'indirizzo politico-istituzionale dell'organismo e provvedere all'assegnazione a alla revoca degli incarichi extraistituzionali. I magistrati contabili, inoltre, si vedono trasformati in un braccio investigativo del governo sulle irregolarità finanziarie e gestionali.
La Corte, in proposito, si spacca: così, nell'adunanza del consiglio di presidenza del 2 febbraio scorso, dopo un dibattito particolarmente infuocato, è stato approvato a maggioranza – anche se con il voto contrario dello stesso presidente della Corte, Tullio Lazzaro - un documento in cui si chiede che la riforma venga bloccata o comunque sostanzialmente modificata. Ciò che viene criticato è il rafforzamento dei poteri del presidente e la dipendenza eccessiva dalle direttive del governo. Chi, per contro, è favorevole alla proposta ritiene la riforma necessaria per ridare smalto a un organismo ormai “ingessato”.
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