Un comunicato del 27 novembre 2017 sul sito Agcm, informa dell'invio di una segnalazione ai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, nonché al Presidente del Consiglio dei Ministri, avente ad oggetto alcune disposizioni previste dal DL fiscale.
L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) spiega che le regole sull'equo compenso per i professionisti violano i principi concorrenziali.
Nella missiva si sottolinea la contrarietà ai principi concorrenziali dell'equo compenso per le professioni, che introduce il principio generale per cui le clausole contrattuali tra i professionisti e alcune categorie di clienti, che fissino un compenso a livello inferiore rispetto ai valori stabiliti in parametri individuati da decreti ministeriali, sono da considerarsi vessatorie e quindi nulle.
La disposizione, nella misura in cui collega l’equità del compenso a paramenti tariffari contenuti in decreti, reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l’effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali con alcune tipologie di clienti c.d. “forti” e ricomprende anche la Pubblica Amministrazione.
Secondo i consolidati principi antitrust nazionali e comunitari, le tariffe professionali fisse e minime costituiscono una grave restrizione della concorrenza, in quanto impediscono ai professionisti di adottare comportamenti economici indipendenti e, quindi, di utilizzare il più importante strumento concorrenziale, ossia il prezzo della prestazione.
L'Autorità ricorda che esiste un'altra via: eventuali criticità connesse all’elevato potere di domanda potrebbero essere affrontate attraverso un migliore utilizzo delle opportunità offerte da nuovi modelli organizzativi o dalle misure recentemente introdotte dal Jobs Act per tutelare i lavoratori autonomi in situazioni di squilibrio contrattuale e non tramite la misura in questione, che avrebbe l’unico effetto di alterare il corretto funzionamento delle dinamiche di mercato e l’efficiente allocazione delle risorse.
Anche la norma sulle locazioni brevi - D.L. 50/2017, convertito, con modificazioni, dalla Legge 96 del 21 giugno 2017 - è oggetto di segnalazione da parte dell'Autorità, per il possibile impatto restrittivo sulla concorrenza.
Potrebbe alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute sui consumatori/conduttori.
Potrebbe disincentivare gli intermediari dal mettere a disposizione degli utenti forme di pagamento digitale: “L’obbligo fiscale inerente all’assunzione della qualità di sostituto d’imposta, rappresentando un ulteriore onere amministrativo non direttamente collegato con l’attività d’impresa svolta dagli operatori del settore, appare suscettibile di disincentivare gli intermediari dal mettere a disposizione dei conduttori forme di pagamento digitale sulle proprie piattaforme... La messa a disposizione di tali forme di pagamento sulle piattaforme telematiche di alcuni importanti operatori del settore si accompagna alla predisposizione, sempre a favore dei conduttori, di una serie di garanzie commerciali che neutralizzano i rischi connessi alla perdita delle somme corrisposte ai locatori laddove il servizio intermediato non corrisponda con quello effettivamente offerto sulla piattaforma o dall’intermediario immobiliare”.
Ed anche in tal caso il suggerimento: utilizzare strumenti che non diano al contempo luogo a possibili distorsioni concorrenziali nell’ambito interessato.
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