Secondo il Csm, le nuove norme contenute nel disegno di legge sulle intercettazioni provocano un “grave pregiudizio all'attività di indagine”. La sesta commissione dell'organo di autogoverno della magistratura ha così licenziato ieri un parere che verrà ora sottoposto all'attenzione del plenum. Pur rilevando che “l'intervento normativo è teso a razionalizzare il ricorso alle intercettazioni e la tutela delle parti e dei terzi da improprie e intempestive diffusioni di dati processualmente non rilevanti” per il Csm il disegno di legge non contempererebbe adeguatamente queste esigenze “con quella di assicurare accertamenti efficaci e tempestivi, nell'immediatezza del reato o addirittura durante la sua permanenza”. Le intercettazioni, in realtà, verrebbero trasformate da mezzo di ricerca della prova in strumento di completamento e rafforzamento di una prova già acquisita “con grave pregiudizio per le attività di indagine anche in settori particolarmente delicati e sensibili”.
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