Il ministero della Giustizia e il Consiglio nazionale forense, da qualche mese, avevano avviato un tavolo di confronto per modificare l’esame forense, bloccato dalla fine anticipata della legislatura, che riprenderà con il nuovo Governo.
Sebbene la riforma del 2005, attraverso il meccanismo degli abbinamenti tra sedi diverse, abbia diminuito l’enorme disparità di percentuale di promossi tra una sede e un’altra, non è riuscita ad eliminare l’elevato numero dei candidati.
L’intervento è reso necessario dalle difficoltà organizzative, dagli alti costi di svolgimento, dai lunghi tempi per la correzione dei temi, dall’impegno di numerosi commissari e da una discutibile valutazione del merito, tutte conseguenze dell’elevato numero di candidati all’esame di Stato.
Tra le soluzioni vi è innanzitutto la necessità di una preselezione che filtri a monte gli aspiranti professionisti, in modo da abbattere il numero dei candidati alle prove scritte. In secondo luogo, la preselezione e gli scritti dovrebbero svolgersi in quattro sedi distrettuali di volta in volta individuate dal Ministero. Da ultimo, anche la prova orale potrebbe subire cambiamenti prospettandosi la trattazione di brevi questioni su sette materie base.
Potrebbero essere posti limiti anche alla possibilità di tentare l’esame, prevedendo un numero massimo di sette volte e persino la domanda per l’iscrizione nel registro speciale dei praticanti potrebbe subire modifiche, potendo essere rivolta al Consiglio dell’Ordine nella cui circoscrizione il richiedente risieda da almeno due anni.
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