In contraddizione con l’invito rivolto da Luigi Nicolais, ministro per le Riforme e l’innovazione nella pubblica amministrazione, di “cominciare a vietare il cartaceo per ridurre la burocrazia per il cittadino”, al Registro imprese l’imposta di bollo condanna 3,5 milioni di ditte individuali (oltre il 50% degli iscritti all’anagrafe delle 103 Camere di commercio) a restare aggrappate alla carta per il deposito degli atti. Avviene mentre dal 1° novembre 2003 gli atti delle società viaggiano solo online o su supporto informatico per obbligo di legge, con un ritmo di oltre due milioni di iscrizioni l’anno. La tariffa fiscale per le imprese individuali è quella ufficiale, fissata dal decreto dell’Economia numero 127 del 17 maggio 2002. Così, per presentare agli sportelli delle Camere di Commercio (in acronimo “CdC”), su carta, domande di iscrizione, modifica e cancellazione all’Albo delle imprese artigiane, si paga un’imposta di 14,62 euro. Per la medesima operazione effettuata inviando online i documenti, la spesa aumenta a 42 euro, quasi tre volte oltre. Questo sbalzo di tariffa rischia di vedere inattuata ancora per lungo tempo la facoltà di invio telematico delle istanze al Registro.
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