La Corte di Cassazione pronuncia sentenza di annullamento senza rinvio, tutte le volte che ritiene superfluo il rinvio, ovvero, se può decidere la causa alla stregua degli elementi di fatto già accertati o sulla base delle statuizioni adottate dal giudice di merito, non risultando perciò necessari ulteriori accertamenti di fatto. Ove necessario, può dunque procedere, essa stessa, alla rideterminazione della pena.
E’ l’orientamento più innovativo fatto proprio dalla Corte Suprema e reso noto, per il momento, con informazione provvisoria n. 25 del 30 novembre 2017, in attesa del deposito della pronuncia delle Sezioni Unite penali. Queste ultime, in particolare, sono state chiamate a dirimere un potenziale contrasto sull’interpretazione della norma introdotta dalla Legge n. 103/2017, che ha riscritto l’art. 620 lettera l) codice di procedura penale, nell’ottica di ampliare i poteri della Cassazione.
La Corte, a tal proposito, ha deciso di optare per la linea meno restrittiva; per cui si intende lasciare spazio alla Cassazione anche sul fronte della rideterminazione della pena, quando l’accertamento nel merito, di cui alla sentenza impugnata, fornisca dati tali da consentire un giudizio sul punto. Si tratta di un potere – secondo le Sezioni Unite penali – senz’altro espressione di discrezionalità; una discrezionalità che tuttavia non si spinge sino a compiere nuove verifiche di fatto, essendo comunque limitata dai parametri già acquisiti nel merito.
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