Somme indebitamente percepite, restituzione al netto o al lordo?

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Somme indebitamente percepite, restituzione al netto o al lordo?

L’Agenzia delle Entrate, con la risposta ad interpello n. 470/2022, replica ad alcuni quesiti inerenti la restituzione al sostituto d’imposta di somme indebitamente percepite e assoggettate a tassazione negli anni precedenti, e circa la possibilità di usufruire del credito di imposta riconosciuto al soggetto erogatore/sostituto di imposta prevista dall'articolo 150 del DL n. 34 del 19 maggio 2020.

Il documento di prassi del 26 settembre è stato emanato in risposta all’interpello sollevato da un ente di previdenza obbligatoria, che riveste la qualifica di sostituto d'imposta e in qualità di ente pensionistico, eroga, tra l'altro, redditi da pensione soggetti a ritenute alla fonte.

In particolare, la Cassa chiedeva all’Amministrazione finanziaria:

  • se in relazione a determinate fattispecie i "rapporti" possono considerarsi come "già definiti" alla data di entrata in vigore della citata disposizione del Decreto Rilancio;
  • se vi sono i presupposti per la restituzione al "netto" o al "lordo";
  • quali sono le modalità di fruizione del "credito di imposta".

Restituzione somme indebitamente percepite, novità Decreto Rilancio

L’articolo 150, del Decreto legge19 maggio 2020, n. 34 introduce una nuova modalità di restituzione delle somme indebitamente percepite.

In particolare, la norma ha disciplinato le modalità di ripetizione dell'indebito su prestazioni previdenziali e retribuzioni assoggettate a ritenute alla fonte a titolo di acconto e, per semplificare il quadro, ha stabilito che le somme restituite al soggetto erogatore, se sottomesse a ritenuta, sono restituite al netto della ritenuta subita e non costituiscono oneri deducibili. La disposizione ha inoltre previsto, a favore del sostituto d’imposta quale soggetto erogatore, la possibilità di usufruire, al posto del rimborso, di un credito di imposta pari al 30% delle somme ricevute, utilizzabile senza limiti in compensazione.

La norma non trova applicazione:

  1. nei casi di restituzione di somme indebite esenti per legge (ad esempio, pensioni e assegni sociali, le pensioni di invalidità civile, le maggiorazioni sociali e gli assegni familiari) che comunque non hanno subito complessivamente ritenute ancorché imponibili;
  2. nel caso di restituzione delle somme assoggettate a ritenuta e restituite nello stesso anno del pagamento.

Dal 19 maggio 2020, data di entrata in vigore del suddetto Decreto Rilancio, a seguito dell’introduzione nell’articolo 10 del Tuir del comma 2-bis che prevede espressamente che “le somme di cui alla lettera d-bis) del comma 1, se assoggettate a ritenuta, sono restituite al netto della ritenuta subita e non costituiscono oneri deducibili”, sono sorti alcuni dubbi applicativi circa le “modalità di ripetizione dell'indebito su prestazioni previdenziali e retribuzioni assoggettate a ritenuta alla fonte a titolo di acconto”.

Un esempio è l’interpello della Cassa istante che chiedeva di sapere quale dei due criteri previsti dall’articolo 10 del Tuir si potesse applicare (restituzione al lordo o al netto delle ritenute), dal momento che entrambi coesistono dal 19 maggio 2020.

Modalità di restituzione delle somme indebitamente percepite

Nella risposta n. 470/2022, l’Agenzia delle Entrate ricorda che con la circolare 14 luglio 2021, n. 8/E sono stati forniti chiarimenti in merito alla nuova modalità di restituzione al netto delle somme indebitamente percepite disciplinata dall'articolo 150 sopra richiamato.

In tal documento di prassi viene preliminarmente chiarito che la nuova disposizione che prevede la restituzione delle somme al "netto" della ritenuta si aggiunge a quella previgente, ossia al "lordo" della ritenuta. E' stata ammessa, dunque, una sorta di coesistenza delle due modalità ed, inoltre, la restituzione al lordo è espressamente consentita anche per le somme assoggettate a ritenuta.

Ora, però, l’Amministrazione finanziaria assume una posizione un po' più definita, specificando che l’applicazione del criterio lordo o netto varia in funzione della data di definitività del rapporto che ha originato la restituzione.

Infatti, nel caso in cui le somme da restituire siano state determinate a seguito di un contenzioso, qualora il presupposto per la restituzione delle somme sia un atto amministrativo emesso in esecuzione di “una sentenza passata in giudicato antecedentemente all’entrata in vigore dell’articolo 150 (ossia al 19 maggio 2020), la restituzione deve essere fatta al lordo anche nel caso in cui avvenga successivamente al 1° gennaio 2020, salvo diverso accordo tra le parti”.

Invece, se la restituzione è conseguenza di un atto amministrativo unilaterale e in assenza di contenzioso, tale atto non è un titolo esecutivo, di conseguenza a seguito della mancata impugnazione non si verifica la definitività; in tale ipotesi, pertanto, il sostituto d’imposta non può fruire del credito d’imposta, a meno che, nelle more della definitività della pretesa, il sostituito corrisponda al netto le somme precedentemente percepite.

Dunque, per l’Agenzia la data del 19 maggio funge da spartiacque, pertanto:

  1. se il provvedimento fonte della restituzione è stato definitamente emesso prima del 19 maggio 2020, data di entrata in vigore del Dl 34/20, la restituzione avviene al lordo delle ritenute con recupero delle stesse attraverso il meccanismo dell’onere deducibile (articolo 10, comma 1, lettera d-bis del Tuir);
  2. se emesso successivamente, invece, la restituzione è netta, secondo l’articolo 10, comma 2 -bis del Tuir.

Infine, circa la possibilità di usufruire del credito di imposta riconosciuto al soggetto erogatore/sostituto di imposta ex art. 150 citato, l’Agenzia specifica che, nelle more della definitività della pretesa, se il sostituito abbia già provveduto alla restituzione (anche parziale) degli importi al netto delle ritenute, il sostituto possa in quello stesso periodo d’imposta far valere il proprio credito, pari al 30% delle somme nette effettivamente ricevute.

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